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Valle Intelvi con vista su Sasso Gordona

La Valle d’Intelvi

Itinerari in automobile nelle vallate

La Val d’Intelvi è una valle di media montagna che collega il Lago di Como con il lago di Lugano, scavata per circa 15  chilometri dal torrente Telo, offre bei paesaggi e e borghi pittoreschi. Pregevoli sono anche le testimonianze artistiche lasciate nei secoli dalle maestranze locali, i cosiddetti “Maestri Intelvesi”. Da Lanzo d’Intelvi si potrà raggiungere la vetta del Monte Sighignola (1300 m) il “Balcone d’Italia” rinomato punto panoramico.

Descrizione

Percorso: Argegno – S. Fedele d’Intelvi – Pellio – Scaria – Lanzo  – Laino – Claino con Osteno – Porlezza – Menaggio 59 km.

Da Argegno, imbocchiamo la strada provinciale Sp 13 in direzione di S. Fedele Intelvi. La strada sale rapidamente per sbucare sui vasti e soleggiati pianori, delimitati da castagneti, diffusi in tutto l’intelvese. Sulla sinistra si riconosce la mole del Sasso Gordono e il colle di San Zeno dalla caratteristica forma conica con in cima l’omonima chiesetta.

Superato Dizzasco, si trova lungo la strada, sulla sinistra, in posizione notevolmente sotto-elevata, l’oratorio della Madonna del Restello costruito nel 1717 in segno di ringraziamento alla Madonna per lo scampato pericolo da un’epidemia di peste. Narra infatti la tradizione che gli abitanti eressero una barriera (in dialetto una “rastrelada”) per impedire il passaggio agli abitanti del fondovalle ed evitare così il diffondersi del contagio. La chiesetta, non vistabile, conserva pregevoli stucchi barocchi, affreschi e scagliole.

Fin dai tempi antichi, la Valle Intelvi si fece conoscere per l’abilità dei suoi artigiani: capomastri, scalpellini, scultori, pittori e stuccatori la cui opera fu tramandata di generazione in generazione per secoli. Queste famiglie furono chiamate a lavorare non solo in Italia ma in tutta Europa. Oggi troviamo le loro opere e i loro nomi (i Bianchi, gli Scotti, i Barberini, i Carloni, tanto per citarne alcuni) a Roma come a Torino, in Germania come in Austria, in Russia e Polonia. Ricca di testimonianze è però anche la loro terra natale, alla quale, come rondini in primavera, sempre tornarono, sebbene per brevi periodi. I Maestri Intelvesi si distinsero in particolare, tra Seicento e Settecento,  nella decorazione plastica dello stucco e dello scagliola. Quest’ultima è una tecnica artistica che imita i marmi intarsiati con l’uso di gesso e coloranti minerali e vegetali. Esempi di queste lavorazioni si trovano numerosissimi in tutte le chiese della Valle e nel Museo dello Stucco e Scagliola di Cerano Intelvi, visitabile su prenotazione: Tel: +39 3487930214

Continuiamo sulla strada provinciale per giungere a Castiglione, borgo medievale fortificato che conserva resti di un antico castello e di case-forti. Percorsi pochi chilometri si giunge a San Fedele (779 m), dove parcheggiamo in piazza G.B. Carminati. Da visitare la parrocchiale di Sant’Antonio Abate sita a pochi metri, in Largo IV Novembre. La chiesa risale al XII secolo e presenta una bella facciata romanica in pietra locale con un prezioso portale e un’elegante decorazione scultorea, opera dei Maestri Intelvesi. All’interno sono presenti affreschi cinquecenteschi attribuiti a Giovanni Andrea  De Magistris. Notevoli sono anche gli succhi e i paliotti in scagliola.

Da San Fedele si può intraprendere la spettacolare salita in automobile passando per Pigra all’Alpe di Colonno,  Rifugio Boffalora (1.200 m), alpe di Ossuccio, all’alpe di Lenno (1.495 m) al Rifugio Venini (1576 m). Presso gli alpeggi è possibile acquistare i formaggi locali e gustare i piatti tipici presso i rifugi.

Di nuovo in auto, seguiamo la direzione  Pellio e Lanzo d’Intelvi al bivio in fondo del paese, svoltando a sinistra. Superato Pellio entriamo nel comune di Lanzo, e più precisamente nella frazione di Scaria, un piccolo borgo assolutamente da visitare. Pieghiamo a destra risalendo il tornante che porta in via de Aglio. Si consiglia di parcheggiare l’auto e proseguire lungo via  Palli per raggiungere la  chiesa tardo-barocca di S. Maria di Scaria.

La decorazione dell’edificio, gli affreschi e le statue a stucco, è legata al nome della famiglia Carloni, nativi di Scaria. Per la sua quasi totale unitarietà di stile e di maestranze, la chiesa di S. Maria viene considerata un esempio tra i più alti di tardo barocco a livello europeo.

Lungo via SS Nazaro e Celso si raggiunge la bellissima chiesa omonima, sita fuori dall’abitato nei pressi del cimitero. La chiesa, edificata  in stile romanico nel secolo XI su un preesistente fortilizio alto medioevale e preceduta da un elegante porticato barocco, presenta una decorazione pittorica interessante già all’esterno ma che si sublima all’interno con gli affreschi  absidali di Giovanni Andrea De Magistris e il ciclo delle campate commissionati ai Tarilli, artisti di Lugano. Gli interni sono visibili attraverso un’apertura del portone d’ingresso.

Riprendiamo la strada per Lanzo (907 m), località dalla consolidata vocazione turistica, che vanta un campo da golf, impianti per gli sport invernali, centri di equitazione e una fitta rete di sentieri ben segnalati.  Al rondò giriamo a destra e dopo 100 m a sinistra seguendo le indicazioni per la vetta della Sighignola (1320 m), “il Balcone d’Italia” che si raggiunge dopo 6 km. Dal piazzale si gode una stupenda vista sulla Svizzera sia a ovest sulla città di Lugano e la catena alpina, sia a sud sul monte Generoso e Capolago.

Ripresa la strada si arriva a Pellio. Al bivio prendiamo a sinistra la SP 14 per Porlezza.

La strada scende a Laino, paese natale di alcune delle famiglie più note di Magistri Intelvesi, come i Quaglia, i Frisoni e gli Scotti, di cui si conservano le case. Fuori dal borgo, la Parrocchiale San Lorenzo conserva parte della recinzione romanica e pregevolissime decorazioni barocche.

Continuiamo sulla SP 14 che porta a tornanti verso le rive del lago di Lugano, con bella vista sul paese di Osteno e la Valsolda sull’altra sponda del lago. Da Osteno costeggiamo il lago in direzione di Porlezza e in breve tempo si raggiunge il campeggio Grotte di Rescia, punto di accesso alle omonime grotte, scavate nei secoli dalle acque calcaree che hanno formato interessanti stalattiti e stalagmiti.

Poco prima di giungere a Porlezza, superato il Crotto Galbiga,  notiamo la chiesetta romanica di S. Maurizio. Qui sorgeva un importante nucleo di Porlezza semidistrutto dalle frane nel ‘700 e poi disabito. Ne rimane appunto solo la chiesa di San Maurizio, in gran parte scavata e reintegrata a partire del 1966.

Giunti a Porlezza, al semaforo, si gira a destra in direzione di Menaggio; attraversata la Val Menaggio la strada si ricongiunge con il lago di Como.

Indicazioni stradali e parcheggio

Indicazioni stradali →

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